Da sempre ci siamo battuti perchè Gravina in Puglia avesse uno strumenti di sviluppo de commercio cittadino. Abbiamo subito sollecitato un tavolo con gli amministratori locali e dopo un ottimo lavoro sinergico tra tutti i soggetti interessati del pubblico e privati si e’ registrato uno stop ingiustificato da parte dell’Amministrazione locale. Un danno che la città continua a pagare perche si e’ scelto di avere una ingiustificata disorganizzazione del settore con la conseguente perdita di finanziamenti pubblici ai D.U.C. destinati e quindi non a Gravina in Puglia. Lo slancio registrato in altre città ha spostato da Gravina consumatori e gli stessi commercianti che hanno popolato i centri storici e i Distretti urbani del Commercio di altri comuni.

Già dal 2015 eravamo pronti

Con molto ritardo il 26 ottobre 2011 l’Amministrazione comunale in carica ci presenta un lavoro a dir poco incompleto e frutto di un’ azione frettolosa, e senza visione. Forte e’ stato il nostro dissenso.

L’intervento del Presidente Michele Capone
” Questa mattina nella sala consigliare del comune di Gravina in Puglia ci hanno presentato una bozza di piano del commercio incompleto e per molti versi sconcertante, frutto di un lavoro spezzettato, non organico e senza visione. UN DISASTRO. Mancava una idea di utilizzo dell’abbandonata struttura mercatale di via Genova, non erano riportati i due ipermercati di prossima apertura di fronte alla fiera, strutture di categoria M2 che devasteranno il mercato del food e del no food creando disagi a piccoli esercenti di ogni categoria visto che i negozi riconducibili a società di origine orientale vendono dall’abbigliamento alla ferramenta ai prodotti per la casa. Dovevano perlomeno pensarle altrove. Insistono nella stessa zona almeno 5 modi di fare commercio, uno in sovrapposizione all’altro. Il primo quello esistente che è di vicinato destinati ad avere per primi un forte ridimensionamento, il secondo è quello del mercato settimanale, il terzo è quello del DUC approvato da qualche anno e in procinto di costituzione, il quarto quello di due ipermercati, il quinto quello della Fiera che non sarà più attrattiva per chi vorrà comprare uno stand espositivo in quanto subirebbe la concorrenza degli ipermercati. Insomma UN DISASTRO che toglie spazi, visibilità e parcheggi anche alla stessa fiera. Era risaputo anche a noi associazioni di categoria che nulla si poteva fare in merito all’apertura di superfici commerciali superiori a 250 mq. perchè queste attività sarebbero state regolamentate solo dopo l’approvazione del piano del commercio cittadino, eppure oggi ci troviamo difronte a scelte devastanti principalmente in merito ai luoghi di insediamento. Un trattamento non equo e principalmente a sfavore del mondo imprenditoriale cittadino che restava pazientemente in attesa del piano del commercio che ancora non arrivava. Poi non vi diciamo il disagio per le possibili attività commerciali in zona Pip dove “ci ye preim ss calz”. Povera Gravina volutamente senza regole e purtroppo senza una visione organica di chi ci ha amministrato, nessun riferimento alla valorizzazione commerciale dei borghi Murgetta e Dolcecanto da noi sempre richiesta. Auguri Gravina. “
Nella città baricentrica dei traffici commerciali tra Roma e il medio oriente prima (ai tempi dell’Appia antica) e tra Puglia e Basilicata dopo, oggi dopo secoli siamo periferici e marginali rispetto all’economia che produce questo comparto.
Abbiamo una fiera ridotta a classificazione a “REGIONALE” che è diventata un mercatone, abbiamo un Distretto Urbano del Commercio dispersivo e non rispettato neanche nelle azioni elementari di sostegno al commercio e non abbiamo ancora il soggetto attuatore dello stesso D.U.C..
A Gravina in Puglia non c’e’ una “zona commerciale” ed e’ stato liberalizzato il commercio nella “zona P.I.P.” in una forma generalizzata e dispersiva e senza beneficio alcuno per le casse comunali.
Ad oggi non c’e’ un piano commerciale che regolamenti l’apertura di medie superfici e questo ha consentito il rilascio di autorizzazioni sulla base di analisi fatte sul singolo progetto proponente.
NEGLI ULTIMI 10 ANNI CON C’E’ STATA VISIONE e questo ha determinato la depressione del commercio e la fuga di imprenditori e consumatori.